Facciamo un gioco. Un gioco drammaturgico per comprendere che cos’è il conflitto, ovvero il motore di ogni storia.
Nelle prossime righe ti descriveremo un determinato contesto storico e delineeremo il profilo psicologico di un personaggio. Tutto quello che dovrai fare sarà immaginare di essere quel personaggio, immedesimarti nella parte, per cercare di comprendere le speranze, le problematiche, i conflitti che questo individuo porta porta con sé.
Iniziamo?
Nasci nei primi anni del ‘600 in Friuli. Questo dovrebbe farti capire già molto sulle sfide che dovrai affrontare. In quell’epoca il Friuli è una delle regioni più arretrate d’Europa, non solo per cause naturali, ma anche per il feroce sfruttamento da parte dei dominatori veneti e dei signorotti locali.
Purtroppo per te: fai parte del popolo e non dell’élite di sfruttatori.
Tanto per capirci, la situazione attorno a te è tale che i cronisti dell’epoca non parlano di povertà, ma di abbrutimento. Le strade del tuo paese sono percorse giorno e notte da persone che mendicano un pezzo di pane. La tua famiglia è numerosa: hai tante sorelle e numerosi fratelli, dormite tutti pigiati in un’unica camerata. Ma non preoccuparti se lo spazio in casa non abbonda, ben presto un’epidemia di peste contribuirà a sfoltire il nucleo famigliare e tutta la popolazione.
Hai già capito: questi non sono né il luogo né il momento più felici per venire al mondo, ma non disperarti! Ci sono dei punti a tuo favore che probabilmente ti potranno aiutare nella lotta per la sopravvivenza e che forse ti permetteranno di creare un tuo proprio destino.
Sei intelligente, ben al di sopra della media. Anche se la pancia è vuota, il sale in zucca non manca.
Hai un’educazione fuori dalla norma: sei capace di leggere e scrivere. Pensa a quante possibilità si possono aprire. Potresti divenire notaio, scrivano, cancelliere, …
Hai carisma, sai comunicare con efficacia il tuo pensiero. Hai una visione precisa del mondo, una tua filosofia di vita, e grazie alla tua sottile arte retorica le persone ti seguono e sono disposte ad aiutarti nella tua missione. In tempi di crisi più che mai: l’unione fa la forza.
È vero, gli ostacoli sono numerosi, ma tu non perdi la fede nelle tue capacità. Il tuo carattere è tenace, ostinato, cocciuto. Non temi di confrontarti con nessuno, qualsiasi sia il ceto o il ruolo del tuo avversario. Hai quella giusta dose di ambizione che ti permette di immaginare un destino che va al di là delle mura del tuo paesetto. Per qualcuno il tuo temperamento può apparire sfrontato, in realtà si tratta solo di sicurezza di sé e dei propri mezzi.
Riesci a intravedere un sentiero che può emanciparti dalle avversità del tuo tempo? Riesci ad immaginare un destino migliore, seppur tra mille lotte e sofferenze? Bene!
C’è un ultimo dettagli che ci siamo dimenticati di dirti: sei una donna.
Il secondo ciclo di conferenze dedicato a Marta Fiascaris, friulana che sconvolse la vita religiosa del ‘600, ha portato con sé delle profonde ed appassionate riflessioni sul ruolo di Marta all’interno della società grazie ai preziosi inteventi di Sandra Dolso e Adonella Cedarmas.
Quello che è emerso dai due interventi è che Marta era un personaggio altamente conflittivo, perché in grande contrasto con l’immagine e lo stereotipo della donna dell’epoca.
La società (non solo friulana) del ‘600 attribuiva alla donna una valenza specifica. Probabilmente l’ambiente religioso e secolare vivevano ancora sotto l’influenza di Tommaso d’Aquino (lui sì santo) che definiva le donne come “uomini mancati”. Secondo il pensiero dell’aquinate (padre della Chiesa), la natura è ordinata secondo una precisa gerarchia piramidale. Alla base della piramide si trovano gli oggetti inanimati (pietre, minerali, etc.) mentre al vertice supremo c’è la divinità. In questa scala divina, gli uomini trovano il loro posto appena al di sotto degli angeli, in quanto privi della virtù della santità, e le donne si situano appena dopo gli uomini, in quanto prive di razionalità.
La razionalità è il dono che Dio ha dato agli uomini per poter comprendere e governare il creato (in quanto la razionalità è il linguaggio di Dio).
Le donne, come dei folli o dei bambini, non potevano muoversi liberamente all’interno della società, ma dovevano agire sempre sotto il controllo di un tutore, un uomo che garantiva per loro, le proteggeva e proteggeva la società dalla loro influenza irrazionale. Per questo il destino di una donna era tra le mura di una casa (sposa di qualcuno) o tra le mura di un convento (sposa di Dio), comunque in luogo ben confinato e delimitato.
All’interno di questo orizzonte antropologico estremamente rigido Marta propone “il sogno di una vita diversa” secondo le parole della storica Sandra Dolso che ha curato il secondo intervento della giornata. Marta infatti stava creando una via alternativa, fondata sulle sue intuizioni mistiche e sul suo carisma. Le visioni mistiche di Marta, le assicuravano una relazione diretta con Dio, senza l’intermediazione della Chiesa. La sua capacità dialettica e la tenacia con cui difendeva le proprie posizioni davanti all’inquisitore attirarono i sospetti e le paure dei propri accusatori che la definivano “impertinente, per niente umile e ritirata”, “disobbediente” fino al laconico “sei tutta tenebra” con cui l’inquisitore Missini da Orvieto bollò la ribelle sandanielese che si ostinava ad argomentare e a difendere le proprie posizioni.
Proponiamo di seguito una serie di parole chiave che delineano le caratteristiche della personalità di Marta. Tenete ben a mente il contesto storico e il pensiero di San Tommaso e vedrete come in ogni parola si trova un potenziale conflitto, in quanto sovversiva e pericolosa per l’ordine sociale e cosmico. Questo perché, citando le parole di Sandra Dolso, “Marta era una donna antropologicamente nuova” che metteva in pericolo se stessa in quanto “si era dimenticata di essere una donna” per questo era percepita come una minaccia per il sistema di valori e di gerarchie che reggevano la società del ‘600.
Carismatica: la fama di Marta e del suo messaggio misericordioso si estese da Venzone a Capodistria, coinvolgendo sia popolane che nobildonne. Emblematico è il caso di tre donne triestine di famiglie benestanti che decisero di trasferirsi a San Daniele per vivere assieme a lei.
Divina: le visioni di Marta presentavano un sistema coerente, molto simile ad una nuova religione, una rielaborazione della fede cristiana. Marta si proponeva infatti come Madre di Dio e al contempo Sorella di Cristo, venuta sulla terra a completare il sacrificio del figlio di Dio per la salvezza dell’umanità.
Mistica: nelle sue visioni Marta dialogava con Dio, realizzava viaggi (spesso dolorosi) negli inferi, dialogava con le anime defunte e partecipava alle decisioni della Trinità che coinvolgevano l’umanità. A volte si trovava in disaccordo con le decisioni prese da Dio, e non mancava di comunicarglielo.
Impertinente anche se sarebbe più corretto dire Fiera: Marta era sinceramente convinta del proprio messaggio misericordioso e delle visioni mistiche. Era disposta ad argomentare i propri pensieri dinnanzi all’inquisitore, allo scopo di persuaderlo della correttezza della sua dottrina. Il suo spirito combattente e fiero veniva percepito però come impertinente e vanitoso dai suoi accusatori.
Libera: non si faceva condizionare da pregiudizi, da ruoli prestabiliti e dal potere dei suoi accusatori. Marta era una donna che “aveva dimenticato di essere donna” e per questo si sarebbe cacciata nei guai, ma soprattutto per questo era libera.
Scrittrice: secondo la testimonianza della sorella Maddalena, Marta scriveva con cura le sue visioni mistiche in modo tale da comunicarle in modo corretto alle sue seguaci (ma anche al papa, quando sarebbe giunto il momento della sua santificazione). Nei faldoni dell’Archivio Arcivescovile di Udine sono numerosi i documenti autografi (spesso lettere e pensieri sparsi).
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