In questo articolo, pubblicato sul Messaggero Veneto del 19 luglio 2019, Anna Gubiani direttrice artistica di MateâriuM propone la sua visione per un teatro stabile friulano.
Ora che pare spento il clamore riguardante la nascita del teatro stabile friulano, mi sento di poter intervenire con la tipica distanza di chi come me risiede all’estero e osserva riflessivo quello che succede in patria.
Di mestiere faccio la dramaturg ovvero lavoro da 12 anni nei teatri stabili della Germania come consulente artistica teatrale, creando interi programmi di stagioni e accompagnando la nascita di un’idea (la pura utopia) fino alla sua realizzazione in una messinscena (in tutta la sua concretezza). Questo spiega come mai se mi imbatto in una utopia, come è quella di voler realizzare un teatro stabile in friulano, non solo non mi spavento, ma immediatamente mi formicolano le dita e la mia testa comincia a “vedere” cose.
Nel teatro stabile regionale del Württemberg, dove lavoro, tra le nostre produzioni annuali abbiamo degli spettacoli in dialetto svevo, realizzati con gli stessi attori (e gli stessi registi) che la sera prima recitano un Ibsen o uno Ionesco e la sera dopo uno spettacolo con l’uso della lingua inglese. Per intenderci: di circa 110.000 biglietti venduti a stagione, 12.000 sono biglietti di spettacoli in dialetto svevo. Osservando la Germania e gli altri paesi europei risulta evidente che il dibattito più innovativo del momento è incentrato sulla multi-culturalità e in particolare sulla multi-linguisticità. Questo per dire che la questione della lingua friulana non solo non è un handicap, ma può essere una grande risorsa. Dentro ogni singola lingua o dialetto si cela una storia enorme di incroci culturali storico-geografici e dunque un’infinità di Europa, nel senso più alto e vero del termine. Basta saperla vedere e soprattutto usare. E quale luogo migliore del teatro? Il linguaggio verbale sulla scena è uno dei mezzi più forti a disposizione, col quale costruire storie, ambienti, caratteri. Provincialista, in campo linguistico, è solo la paura.
Per quanto riguarda la forma strutturale, l’idea di un teatro stabile in sé è un’idea giusta. Un teatro stabile significa qualità garantita (o da garantire), orizzonti ampi, forte lavoro di squadra e soprattutto un ente “al servizio di una cittadinanza”. Certamente con dei costi necessari, ma anche con un grande potenziale di risultati.
A volte penso: che bello sarebbe tornare, mettere in gioco fino in fondo le cose imparate in giro per il mondo e ridarle alla mia terra, che amo. E chissà quante persone come me pensano lo stesso. Ma c’è una domanda da farsi: quanto siamo disposti (attori, operatori, spettatori) a mettere veramente in gioco noi stessi? In questi anni ho sperimentato purtroppo non solo la splendida ricchezza della qualità artistica friulana, bensì anche diverse porte in faccia, dovute quasi sempre alla paura di aprirsi a uno scambio vero. Un teatro stabile friulano su modello europeo per esistere ha bisogno di meno “ego” e più “noi”; non ha bisogno delle regole ferree basate sulle certezze del presente, ma del rischio insito nella lungimiranza. Un luogo in cui artisti che mai altrove avrebbero lavorato insieme, persone di competenze diverse educate a una nuova arte, si uniscono per costruire uno spettacolo mai visto prima. Questo solo è un teatro che mi posso immaginare si possa e debba costruire per il domani, quando noi non ci saremo, ma degli esseri umani avranno ancora qualcosa da dire e da dirsi. Questa è la grande sfida.
L’esperienza che ho fatto con il gruppo di Mateârium, nato 7 anni fa allo scopo di formare e promuovere con impronta europea la nuova drammaturgia friulana e che molti già conoscono, mi rassicura che un futuro – se lo vogliamo – è possibile.
Anna Gubiani, dramaturg, cofondatrice di MateâriuM. Nata nel 1977 a San Daniele del Friuli, si diploma alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e si laurea al D.A.M.S. di Bologna. Dopo alcune esperienze come autrice teatrale in Italia, nel 2007 si trasferisce in Germania, dove lavora come dramaturg nei teatri stabili di Erlangen, Stoccarda ed Esslingen.
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