Il Friuli è un forziere narrativo ricolmo di storie, personaggi e linguaggi. Questa rubrica propone, in ogni sua puntata, una vicenda che ha tutte le caratteristiche per prestarsi a essere una drammaturgia in potenza, uno spettacolo che non esiste (ancora).
Le rubriche di MateâriuM | SPETACUI CHE A NO SON (ANCJEMÒ) | a cura di: Stefania Ursella
L’ISPIRAZIONE
L’amore ostacolato è il meccanismo narrativo per eccellenza: coinvolge, emoziona e mantiene viva l’attenzione anche dello spettatore cuor-di-pietra (commentando più tardi in foyer, mentirà per nascondere la visibile commozione). L’amore ostacolato raccontato in friulano richiede una riflessione. Sì, l’abbiamo capito che Romeo e Giulietta erano friulani e abbiamo visto – fin troppo spesso – come l’amore tra Bepo e Catine sconfigga anche l’ostilità di pre Pieri… Ma se, come autori, vogliamo parlare del nostro tempo, con la dovuta aderenza alla realtà, le cose si complicano. Ci imbattiamo in un quesito linguistico: perché oggi due giovani innamorati dovrebbero comunicare tra loro in friulano? Una lingua in cui, notoriamente, “ti amo” è traducibile solo con un ben più modesto “ti vul ben” non sembra prestarsi alla comunicazione sentimentale. Ma io e te, compagno drammaturgo, non siamo d’accordo con questo pregiudizio che ha assunto ormai i tratti di un cliché, per questo non lasciamo cadere la sfida: l’obiettivo è trovare nuove e valide motivazioni per un dramma d’amore contemporaneo in friulano.
LE FONTI
A questo punto siamo già conquistati dal tema, ci serve uno spunto narrativo che ci permetta di trattarlo. Come nelle migliori storie contemporanee, partiamo da una stupidissima ricerca su internet: “fuga d’amore friuli”. I risultati ci aprono numerose potenziali strade narrative, ne scegliamo una, molto recente e altrettanto promettente.
Un ragazzo di Manzano, 20 anni, e una ragazza di Udine, 15 anni, sono innamorati ma la loro storia d’amore è ostacolata da entrambe le famiglie per la differenza d’età. Stanchi della situazione, decidono di fuggire insieme. Per una settimana, viaggiano attraverso varie città europee, finché i carabinieri, messi in allerta dalla denuncia dei genitori, li rintracciano a Praga e li riportano a casa.
GLI SPUNTI
Di fronte a noi abbiamo due nuclei da sviluppare: la storia d’amore e la questione linguistica.
La struttura della storia è già canonica: un giovane amore ostacolato dalle famiglie si trasforma in una fuga di libertà; ma ci sono alcuni punti da potenziare drammaturgicamente.
Non abbiamo alcuna informazione sui due protagonisti, li dovremo creare da zero riempiendo pagine di informazioni coerenti: prima di metterli in azione dobbiamo conoscerli a fondo. Potremmo decidere di dar loro una caratterizzazione simile per potenziare il contrasto con i personaggi che li circondano. A proposito, non pensiamo di poter essere sbrigativi nella creazione dei personaggi di contorno, ci serviranno solide basi per rendere credibili gli antagonisti, così ostili a questa storia d’amore da andare contro al volere dei propri figli. Magari aggiungiamoci qualche personaggio di sostegno che possa aiutare i due innamorati, per esempio una nonna.
La differenza d’età ci sembra un po’ debole come motivazione dell’ostilità, non ci soddisfa. Cerchiamone un’altra, magari evitando la strada dell’antica avversione tra le due famiglie (che ci sembra d’aver già visto da qualche parte).
Manca una scintilla che scateni la decisione di fuggire, un picco nello scontro tra innamorati e famiglie; questa scena dipenderà certamente dalla scelta che faremo riguardo ai motivi dell’ostilità.
E così abbiamo costruito la prima parte della storia, la premessa della fuga. Nella seconda parte potremmo dar sfogo all’invenzione: incontri, disavventure, incomprensioni, è tutto in mano nostra. Soprattutto ci si presenta un’occasione imperdibile per affrontare la questione del linguaggio degli innamorati.
I due protagonisti sono all’estero, il loro obiettivo principale è non farsi trovare da chi probabilmente li sta cercando dopo la loro scomparsa. Ovviamente, per prima cosa camuffano il proprio aspetto, ma non sono tranquilli, hanno paura di essere riconosciuti, si sentono tutti gli occhi addosso, e anche le orecchie: parlare tra loro in italiano li espone al rischio. Ecco qui la soluzione che noi cercavamo (e loro pure): i protagonisti recuperano la lingua dei nonni, il friulano, per poter continuare a muoversi sottotraccia. La riuscita della loro fuga e quindi del loro amore, in un contesto sconosciuto e minaccioso, dipende tutta dal farsi forza l’un l’altro trasformando una lingua antica nel loro linguaggio segreto. Mentre la riuscita del nostro testo teatrale dipende dalla nostra abilità nel creare, sulla base del friulano, un linguaggio che sia coerente con la caratterizzazione dei protagonisti e funzionale alla loro comunicazione sentimentale.
PER ESEMPIO, UN INIZIO
2018, Remanzâs, Davide e Beatrice a son doi zovins che si vuelin ben. Il pari di Beatrice al insegne inte scuele di Davide e lu cognos ben par lis sôs brutes impresis fûr e dentri de scuele; di che altre bande, le mari di Davide no je contente de lôr relazion parceche lu volares plui concentrât su le so realizazion personâl. A un incuintri scolastic tra gjenitôrs e professôrs, le maluserie tra les dôs famees a degjenere; i zovins, esasperâts, a decidin di scjampâ intal forest. Spostansi di citât in citât, pe pôre di jessi cjatâts e sfuarçâts a tornâ a cjase, a tachin a fevelâ tra di lôr par furlan, par no fasi brincâ…
Bujese nata nel 1987, grafica, ha studiato Lettere Moderne a Siena ed Editoria a Milano. L’interesse per il teatro nasce e si forma all’interno della Compagnie dal teatri sperimentâl di Vile di Buie, e si espande con l’attività in diversi gruppi teatrali, studenteschi e non. Dal 2015 fa parte di Mateârium come autrice e docente ai laboratori.
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