In questo primo articolo Giulia Tollis ci parla dell’incompletezza della scrittura post-drammatica dove le parole sono simili ad oggetti.
Le rubriche di MateâriuM | Scritture metropolitane | a cura di Giulia Tollis
La scrittura post-drammatica è incompleta per definizione e ha bisogno tanto della scena, quanto di un interlocutore sensibile (lettore/spettatore) per materializzarsi. I testi mutano di nome e di materia per diventare oggetti contenitori di ricerche drammaturgiche che hanno in comune, sulla carta, un senso di incompiuto. Tre di questi oggetti da interpretare si trovano nelle pagine del volume Rosso Rosa, pubblicato da Cue Press in occasione di Tramedautore 2017 – Festival Internazionale delle drammaturgie promosso da Outis.
Sfogliando il volume, fresco di stampa, (lo trovate anche in formato digitale sul web) mi imbatto in titoli, didascalie, note a margine e mi sembra di avere tra le mani strumenti e risultati insieme della ricerca drammaturgica di Martina Ruggeri (1986) e Erika Z. Galli (1983) del collettivo romano Industria Indipendente e di Liv Ferracchiati (1985) anima della compagnia milanese The Baby Walk.
Oggetto 1 di Ferracchiati. Todi is a small town in the center of Italy (2016) è la ricostruzione scenica, con 5 attori e una selezione di 110 interviste, di un documentario girato a Todi nell’estate del 2016. In didascalia: “Questo testo, più che un testo teatrale è parte di una scrittura scenica senza la quale il testo stesso non è completo”. Distolgo lo sguardo e immagino gli attori pronunciare le parole e riscriverle con corpo e sguardo sulla scena, immobili davanti alle chiacchiere invadenti della gente di Todi che si svela per quello che è in un primo piano.
Oggetto 2 di Galli-Ruggeri. Supernova (2014), atto unico per una madre e cinque figlie confinate in una casa su un precipizio davanti alla montagna rosa. Mi immergo nella lettura, nel racconto di queste donne, delle loro paure e delle loro fantasie: immagini simboliche, partiture di azioni, dialoghi serrati interrotti da monologhi lirici ricchi di invenzioni linguistiche. E mi chiedo cosa pensano tutte le volte che si zittiscono e non si parlano più.
Oggetto 3 di Galli-Ruggeri. I ragazzi del cavalcavia (2015), due atti per un racconto a cinque voci, le voci dei maschi della famiglia F: cerco nella memoria di recuperare quel fatto di cronaca, ricostruisco, scena dopo scena, il plot esploso, mi perdo in un canto del fragore di un coro da stadio e con la leggerezza spietata di una filastrocca della buona notte.
Teatro post-drammatico dove i testi diventano oggetti, i personaggi hanno gli stessi nomi degli attori o sono cori di voci; l’azione vira verso la narrazione e le didascalie descrivono i movimenti della macchina da presa. In questi incompiuti il lettore (e ancora di più lo spettatore) può assumere il punto di vista di un testimone occasionale, quello del videomaker o del reporter.
Chi cerca forme non tradizionali di scrittura teatrale, può maneggiare questi oggetti per allenarsi a completare ciò che manca, per indagare il processo di una ricerca di cui la parte trascritta su carta è solo la punta dell’iceberg. Un ottimo esercizio di interpretazione.
Scritture metropolitane | Assaggi di drammaturgia contemporanea made in Italy
Giulia Tollis, drammaturga e docente di scrittura teatrale. Vive e lavora a Milano dove collabora con Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, Ass. Cult. Teatro dei Gordi e Compagnia Guinea Pigs. Nel 2016 firma la drammaturgia di Atti di Guerra progetto vincitore del Premio Giovani Realtà del Teatro di Udine (Giuria Giornalisti) e tra i finalisti al Premio CassinoOFF 2017 per l’impegno civile nelle arti sceniche.
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