In questo articolo cercherò di raccontarvi la scrittura dello spettacolo “Macchiatone scorretto” a cura del gruppo teatrale del Liceo Artistico “Sello” attraverso il paradosso filosofico della nave di Teseo.
Partiamo da una premessa fondamentale: più si è coinvolti dal processo creativo, più difficile diventa raccontarlo e descriverlo. È un modo come un altro per comunicarvi che questo articolo sarà probabilmente caotico e sconclusionato. Almeno spero!
Coordinare il gruppo teatrale del Liceo Artistico “Sello” di Udine è un’impresa davvero creativa. La compagnia è composta da circa 30/40 attori ed attrici, ognuno dei quali rappresenta, come potete ben immaginare, un mondo a sé e un imprevedibile spirito artistico.
È del tutto naturale quindi iniziare un progetto teatrale con un’idea precisa e trovarsi poi, al debutto, con uno spettacolo che non centra assolutamente nulla con quanto pianificato.
Solitamente lavoriamo per circa 4/5 mesi per l’allestimento di uno spettacolo finale, in un ambiente collaborativo e stimolante. Non tutti i 30/40 attori interpreteranno delle parti, ma alcuni di loro si specializzeranno in mansioni collegate all’allestimento come regia, scenografia, costumi, …
Ma partiamo dal principio.
A febbraio presento alla compagnia una serie di proposte che vengono scartate senza esitazione. Solamente una, ovviamente la più complessa, viene recepita con entusiasmo dal gruppo.
Avevo da poco letto “Pity” di Rory Mullarkey, drammaturgo canadese classe 1987 che ha debuttato nel 2018 (1 anno fa!) con questa drammaturgia presso il Royal Court Theatre di Chelsea, Londra.
“Pity” è un testo surreale ed eclettico. È ambientato nella piazza di una città dove una serie di attentati, esplosioni, invasioni, assalti armati, catastrofi naturali si susseguono senza soluzione di continuità. Nonostante l’incessante catastrofe che circonda i protagonisti, nessuno pare curarsi delle morti e delle ferite inflitte alla società… tutti vivono in un eterno presente, privo di memoria storica e totalmente insensibili al dolore.
Esatto, è lo stesso pensiero che ho avuto io: “Sembra la storia della mia vita!”.
Non fatevi ingannare dalla violenza degli eventi e delle situazioni: “Pity” è un testo comico, esilarante. D’altronde è risaputo che la comicità vive i suoi momenti più alti nelle situazioni più atroci (per approfondire leggi “I cannibali” di G. Tabori) e nelle società più ostili (per approfondire guarda la serie “Larry Charles’ Dangerous World of Comedy“)
Stasera però in scena non andrà “Pity”, bensì “Macchiatone scorretto”. Come è possibile? Quando è avvenuta esattamente la radicale mutazione di uno spettacolo nell’altro?
Subito dopo aver incassato l’approvazione del gruppo sulla drammaturgia di Mullarkey ho iniziato a portare in sala prove alcune scene tradotte in italiano. Sin da subito è risultato evidente che l’esperienza sonora e ritmica delle battute presenti nel testo originale non poteva essere rispettata all’interno di una traduzione. “Pity” funzionava perfettamente in inglese, in italiano invece, non suonava, diventava artificioso…
Forse il problema era dovuto alla parola scritta? Era un’ipotesi interessante che andava vagliata.
Ho quindi tralasciato la traduzione dei dialoghi ed ho presentato agli attori il testo suddiviso per unità di azioni, ovvero una specie di canovaccio che poteva essere utile per improvvisazioni in sala prove. Ho pensato infatti che l’improvvisazione avrebbe portato un linguaggio più fresco all’opera, potendone restituire la ritmicità originaria. Un esempio di canovaccio poteva essere questo:
Il risveglio: il protagonista si sveglia nel suo giaciglio (inizio) descrive la miseria della sua condizione (sviluppo) poi si dichiara entusiasta delle propria esistenza fatta di accattonaggio e decadenza (fine).
A partire da indicazioni scarne come questa s’iniziava a improvvisare. Spesso una scena veniva sviluppata da differenti gruppi di attori, ottenendo così risultati diversi. Sempre le improvvisazioni ci portavano in terreni e situazioni impreviste, ma che ci sembrava interessante approfondire. Provare per noi è diventato simile a giocare (to play), e giocando si sa si perde la cognizione del tempo e del viaggio.
Nel giro di poche settimane lo schema iniziale di scene proposte, ovvero lo schema che si rifaceva a “Pity”, era totalmente saltato. I materiali che avevamo prodotto erano distanti dall’opera originale. Questo mi ha fatto venire in mente il paradosso della nave di Teseo.
“Si narra che la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo fosse conservata intatta nel corso degli anni, sostituendone le parti che via via si deterioravano. Giunse quindi un momento in cui tutte le parti usate in origine per costruirla erano state sostituite […]” la domanda è: era ancora quella la nave di Teseo?
Stavamo provando ancora “Pity”? O stavamo allestendo qualcos’altro?
La risposta per noi è stata evidente quando abbiamo cercato di rispondere alla domanda: di che cosa tratta il nostro spettacolo? La tematica legata all’insensibilità dinnanzi al dolore non era più presente nelle scene, sostituita da “la comicità come antidoto alla paura della morte”.
La nave di Teseo non era solo cambiata in ogni suo elemento, ma aveva anche cambiato rotta. È così che è nato “Macchiatone scorretto”. Buona visione!
“MACCHIATONE SCORRETTO”
La compagnia del Mandarino
10 maggio ore 21.00
Teatro Benois De Cecco via XXIX Ottobre CODROIPO (Ud)
23 maggio ore 20.00
Teatro Palamostre UDINE
25 maggio ore 20.30
Auditorium Largo Cicuttini 1 POVOLETTO (Ud)
1 giugno ore 21.00
Auditorium via P.Zorutti 14 MAJANO
Alessandro Di Pauli
co-fondatore di MateâriuM, nato a San Daniele del Friuli nel 1979. Si laurea in Filosofia morale presso l’Università di Trieste nel 2004. Diploma Estudios Avanzados per il Dottorato in Scienze Teatrali dell’Università di Barcellona nel 2011. Ideatore dei progetti FELICI ma furlans & TACONS. Collabora dal 2014 con la Scuola Holden di Torino.
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