L’incontro con il drammaturgo Carlos Canhameiro e il suo Canto delle Donne dell’Asfalto, tradotto dal portoghese da Christian Piana e Paula Carrara per la casa editrice lamparina luminosa, sono al centro di questo nuovo articolo della rubrica “Scritture Metropolitane”: dall’asfalto di San Paolo a quello di Milano per aggiornare la definizione di drammaturgia
Mutuo il titolo di questo articolo dal titolo del prezioso libro di Chandra Livia Candiani “Il silenzio è cosa viva”, per aprire una riflessione sulla definizione di drammaturgia. Tutti i vocabolari che ho consultato sono concordi nell’affermare che si tratta di un’arte, di comporre, per il Treccani, di scrivere, per il Garzanti, drammi, componimenti letterari destinati alla rappresenzazione sulla scena. In senso figurato il dramma è una vicenda o situazione che presenta delle difficoltà, più o meno estreme. Dal greco azione. Per Alfred Hitchcock, la vita con le parti noiose tagliate.
Per cimentarmi in una definizione tutta mia faccio appello all’ incontro metropolitano che mi ha portato a questa riflessione.
È domenica, una domenica pomeriggio di pioggia e di acquisti frenetici, negozi aperti, pacchetti, aspettative, voglia di stupire e farsi stupire, una domenica così. Poco prima di Natale. Piove e quando piove a Milano si scivola, e quindi tutti con gli occhi all’asfalto.
[…] Copre tutto Lascia tutto
scuro e Caldo E non sappiamo mai cosa c’è sotto Sopra tutto va
corre scivola Almeno così sembra Ma là sotto l’asfalto Cosa c’è
Che cosa c’era Quando la pioggia cade il cane piscia il vecchio
sputa la ragazza piange L’asfalto non lascia passare Qual è la
dimensione della nostra paura di accettare sotto i nostri piedi
quello che di fatto c’è sotto l’asfalto Quando il cielo incontrerà la
terra di nuovo
L’asfalto è roba da uomo Di gente senza umore No non è lotta di
genere E’ cosa ovvia, basta guardare con gli occhi ben aperti
Non è mica roba da poco L’uomo viene qui Riempie di catrame
bitume e tutta sta schifezza calda Residuo di petrolio E tutto
diventa nero e Niente cresce Nemmeno una misera piantina Non
c’è seme che germogli […]
Entro alla Corte dei Miracoli per la presentazione de Il Canto delle Donne dell’Asfalto; mi ha invitata un’amica, artista e performer brasiliana, Paula Carrara. Il drammaturgo è Carlos Canhameiro, vive e lavora a San Paolo. Si presenta e con la mediazione di Paula che lo traduce si racconta. Lui, il suo rapporto con la parola, il suo lavoro in teatro. E questo Canto. Racconta che l’ha scritto per dare voce a una comunità di donne – madri e figlie, sante e prostitute – che decide di non mettere al mondo più figli, non rinuncia alla sessualità, ma dice basta alla procreazione.
[…] Non temete Per favore insisto non temete Avremo un
domani che sarà solo nostro È l’allegria di godere di un domani
che sarà solo nostro E dopo non ci sarà più domani
Se il tuo occhio ti fa peccare fai in modo che tutto il corpo lo
segua Godiamo
No non c’è nessuna ironia qui Non siamo sicure Siamo decise
Unitevi a noi Tutti e tutte
Viene imposta la dittatura senza domani È la nostra rivoluzione
con il sesso e senza avvenire
Allegria infinita di non lasciare figli in un mondo senza vita […]
Carlos spiega che ogni canto – in tutto sono dieci, preceduti da un intro, l’ha scritto per gli uomini, perché lo sentano e se ne lascino attraversare. Ha iniziato a comporlo dopo aver visto nascere il suo primo figlio. L’ha composto e basta, seguendo il suono delle parole. Non ha pensato alle tecnica della scrittura drammatica (che ben conosce). Qui ha deciso di rinunciare a personaggi, dialoghi, sviluppo drammatico, divisione in scene. Ha deciso di comporre le parole e di affidarle all’asfalto, senza sapere ancora, mentre scriveva, che la strada sarebbe stato il suo palco. Lo spettacolo, diretto dalla regista Georgette Fadel, è stato realizzato nel 2015 a cielo aperto, in uno spazio pubblico, sull’asfalto di Largo do Arouche prima, e, poi, ha replicato nella metropoli brasiliana: sugli alberi, agli incroci, sulle piste ciclabili, sulle strisce pedonali, alle fermate degli autobus, senza divisione tra la scena e la vita. Paula Carrara, accompagnata da Paula Serra, entrambe nel cast brasiliano dello spettacolo, canta il Canto di Lilith e anche chi nel locale sta pensando ad altro – la birra, una telefonata, come continuare la serata, si ferma e si lascia catturare dalla lingua, dal suono, dal ritmo delle parole: lamento, condanna e preghiera. Mentre le ascolto penso: la vita che c’è nella parola detta è l’arte di una drammaturgia ben fatta. La conversazione continua tra me e Carlos in francese (e mi stupisco di come ci siano sempre delle lingue ponte per parlare di drammaturgia), mi racconta che non sapeva cosa aspettarsi e quando ha sentito il suo Canto per le strade di San Paulo ha capito che quello che aveva immaginato era possibile. La drammaturgia realizza azioni impossibili, mi appunto sul libro che ho comprato. Dietro c’è una casa editrice lamparina luminosa e delle persone che un giorno a San Paolo si sono dette, “abbiamo bisogno di poco per raccogliere le storie della città: la strada, la carta e l’ inchiostro” e così hanno iniziato, prima rilegando con ago e filo i loro libri uno a uno e poi, affidandosi a una tipografia per poter diffondere le parole con più facilità. Oggi pubblicano anche in Italia in collaborazione con Myhometown, con la missione di diffondere qui la drammaturgia e la narrativa brasiliana. Nella prima pagina sotto alla dedica di Carlos c’è scritto: Il Canto delle Donne dell’Asfalto è una drammaturgia teatrale, vincitrice del premio Zè Renato de apoio Teatro para a cidade de São Paulo…
drammaturgìa s.f. [ dal gr. tardo δραματουργία ] l’arte del comporre idee e valori in azioni estreme destinate alla condivisione in spazi pubblici e privati, in ogni dove ci sia qualcuno disposto a comunicare la vita a qualcun’altro disposto ad ascoltarla.
CARLOS CANHAMEIRO è un produttore, regista, attore, drammaturgo e insegnante. Membro fondatore della Cie. Les Commediens Tropicales, per cui, da più di dieci anni, crea e produce spettacoli. Come drammaturgo ha scritto diverse opere: ANTIdeus, Concílio da Destruição (finalista del Premio Luso-brasiliano per la Drammaturgia 2010 e pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Lamparina Luminosa), O Canto das Mulheres do Asfalto (pubblicato nel 2015 dalla casa editrice Lamparina Luminosa e tradotto anche in italiano nel 2018), Penélope Vergueiro , Definitivo, Tudo que não pode ser dito precisa ser calado, Ensaio Sobre a Queda, A Última Quimera, CHALAÇA a peça, A Vida Como Ela [Não] É! e Stirkoff.
Giulia Tollis
Giulia Tollis, drammaturga e docente di scrittura teatrale. Nata a Udine nel 1984. Laurea in Arti Visive e dello Spettacolo allo IUAV di Venezia e diploma di scrittura teatrale alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Vive e lavora a Milano dove collabora con Ass. Cult. Teatro dei Gordi e Compagnia Guinea Pigs e insegna al corso propedeutico di scrittura teatrale della Paolo Grassi. Fa parte della direzione artistica di MateâriuM per la rassegna “Scrittori e Scritture in Castello” e conduce laboratori di scrittura.
0 Comments
Leave a comment