In questo articolo la vincitrice della borsa di studio 2018 Veronica Cojaniz racconta il suo anno trascorso assieme a MateâriuM.
Un salto nel vuoto: ecco che cos’è, credo per tutti, la fine delle superiori e il nuovo inizio che ne segue. Ricominciare da zero, in un nuovo ambiente (al lavoro o all’università), costruire con fatica nuovi rapporti, e soprattutto trovare un’altra volta “un posto nel mondo”: bisogna progettare una nuova vita dove ora c’è il nulla, fra il desiderio e la paura di novità, l’eccitazione e le vertigini.
Io mi trovo esattamente in questo limbo tra il “passato” e il “futuro”, e sto un po’ come Giano Bifronte, con lo sguardo rivolto da una parte e dall’altra.
Ripercorrendo il tempo che fu, gli occhi che guardano “indietro” non possono non soffermarsi su quest’ultimo anno scolastico, forse il più ricco e bello tra tutti: sorvolando studio ed esami di maturità, sono stati mesi spensierati, intensi di emozioni e soddisfazioni, tra i banchi di scuola, le serate con gli amici, il teatro, e ovviamente MateâriuM.
Sì, MateâriuM è un ricordo nitido e vivo nella memoria del mio ultimo anno da liceale. Sono passati ben dodici mesi dall’ “investitura ufficiale” della prima borsista MateâriuM al Castello di Ragogna. Ricordo l’emozione, la contentezza di essere stata scelta, ma anche le inevitabili preoccupazioni: sarò all’altezza? Che cosa si aspettano da me? “Se son rose fioriranno”, hanno detto, e se non ho “il pollice verde”? Mi chiesi: che sarò? Sono “la borsista”, ma concretamente cosa vuol dire?
Ora credo sia arrivato il momento di rispondere a quella domanda: cosa sono stata?
Innanzitutto, una borsista per l’appunto: ho partecipato a diversi corsi di scrittura, apprendendo le dinamiche e la struttura fondamentale di una drammaturgia; ho potuto accedere ad alcune pubblicazioni di MateâriuM e usufruire del tutoring drammaturgico di Alessandro Di Pauli.
A proposito: sono stata un’allieva. Il mio “insegnante”, Alessandro, mi ha trasmesso le sue preziose conoscenze con un metodo che definirei socratico: tra vaghi condizionali, frasi enigmatiche e insieme annotazioni precise e puntuali, mi ha guidato nello sviluppo della tecnica drammaturgica senza mai “invadere” il mio campo di azione, suggerendomi eventuali errori senza però correggerli al mio posto, indirizzando il mio “estro” e dandomi al contempo spazio per esprimermi, lungo mesi di costante e dedito accompagnamento (in cui non si può omettere la dovuta componente di stress da produzione… I progressi bisogna pur sudarli!).
Con la messa in scena del mio primo dramma, Psico-Tasso, sono stata, nel mio piccolo, una drammaturga: un sogno divenuto realtà che, chi sa, forse è la prima tappa di un percorso futuro.
Sono stata poi, semplicemente, una giovane ragazza che grazie a MateâriuM ha avuto grandi soddisfazioni, che ha potuto gratuitamente approfondire la sua passione per la scrittura, che ha scoperto un nuovo continente nel piccolo pianeta della sua esistenza. Faccio riferimento all’esistenza, e non a un solo periodo della vita, perché per me la drammaturgia non è una parentesi: mi piace, mi affascina, e desidero migliorare la mia scrittura drammaturgica e produrre ancóra testi.
Si aprono per caso mille strade nella vita, e mi sembra quasi un miracolo quando capita d’imboccare quella giusta; che poi: succede per caso, sì, ma pure in ogni situazione interviene l’azione dell’uomo in modo determinante, perciò sono grata a tutte le persone che hanno reso possibile per me questa esperienza.
Ora che la borsa di studio è finita, si ripropone quella medesima domanda: che sarò? Come sempre si può rispondere solo dopo aver vissuto, dopo esser stati. Riuscirò a gestire MateâriuM e università insieme? A trovare il mio nuovo ruolo da “ex borsista”?
Mi auguro proprio di sì, perché ormai per me MateâriuM è un punto di riferimento che non voglio perdere, e anzi vorrei conoscerlo più a fondo, continuare a scrivere drammaturgia, magari a quattro o più mani com’è lo stile dei Servi di Scena, e un giorno saper trasmettere le mie conoscenze io stessa. Se ho capito una cosa, comunque, è che la chiave di comportamento in ogni circostanza è la “dinamicità”: guardarsi intorno, sperimentare, cogliere le occasioni senza paura, proporsi.
In ogni caso, ciò che ora posso fare è passare il testimone alla nuova borsista, con l’augurio di trovare tante e ricche risposte alla domanda “chi sarò?” che probabilmente si starà fancendo, di godere dell’esperienza che la attende con naturalezza e senza timore, e soprattutto di trovare nella drammaturgia un germoglio da coltivare e custodire sempre.
Veronica Cojaniz
Nata a Tolmezzo nel 2000, studentessa del quinto anno al liceo classico Stellini di Udine. Partecipa a diversi laboratori teatrali e al progetto di alternanza scuola- lavoro con il CSS di Udine. Ha collaborato con il Messaggero Veneto all’internodell’alternanza scuola lavoro e il giornalino scolastico Asteriskos. Nell’inverno/primavera 2018 ha partecipato al laboratorio ABC della drammaturgia organizzato in collaborazione con Teatro Club Udine.
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