Il dramaturg gestisce tutto quello che in teatro è un “inizio”. È un maestro di cominciamenti, sempre: fa nascere idee, programmi, spettacoli e, periodicamente, persino se stesso.
Se c’è una cosa che impegna particolarmente i dramaturg in teatro è “l’inizio” delle cose.
Il dramaturg, per sua natura, accompagna infatti le “gestazioni” e le “nascite” di idee, di testi, di un team di persone (le mette insieme, decidendo chi far partecipare a una produzione), di un programma stagionale (mette insieme tutti gli spettacoli), di un singolo spettacolo. Entrare nella drammaturgia è come entrare in un reparto d’ostetricia.
La settimana scorsa ho iniziato due produzioni parallelamente. Il mio compito principale è stato quello di “rassicurare” le varie parti in causa che tutto sarebbe andato al meglio. Mi è capitato molto spesso di accompagnare i registi nella creazione delle loro opere. Davanti agli attori il regista è super-sicuro di sé: è un condottiero, una macchina da guerra. Non ha neanche voltato l’angolo, dove nessuno lo vede – a parte la dramaturg qui presente, ovviamente – e casca nella crisi nera, l’insicurezza più cupa, il terrore del fallimento come paura atavica. Lo stesso accade ad attrici e attori: per la dramaturg è davvero ridicolo – ma è un segreto inviolabile! – conoscere il divario enorme che separa la facciata esteriore (più o meno spavalda) dalla realtà fragilissima che è insita in ogni teatrante, nessuno escluso. Ovviamente c’è chi finge bene. E c’è anche da dire che chi è già al decimo figlio certi tipi di paure non li ha più, ma nulla toglie che la nascita continui a rimanere un evento non controllabile al 100% e che sia quindi indiscutibilmente rassicurante in un tale momento avere una dramaturg al proprio fianco.
Io controllo che tutti i parametri siano in ordine: che ci siano sufficienti temi, un buon testo, un buon ritmo di base, una comprensione tra tutti i partecipanti.
Caso ha voluto che le produzioni di cui mi sono occupata ultimamente abbiano vertito proprio sull’argomento della nascita e dei primi anni di vita e di educazione dei figli. E’ stata proprio la regista di uno dei due spettacoli a farmi venire l’idea che io, in qualità di dramaturg, sia una specie di madre (io dico: piuttosto un’ostetrica) dello spettacolo!
- “Stillleben” (in italiano “Vita da allattante”, allo stesso tempo “Vita silente” e persino anche “Natura morta”) di Antonia Baum – un testo tratto da un libro che critica fortemente il ruolo della donna che diventa madre nella società e mette completamente in discussione non solo i ruoli in una relazione ma soprattutto le fondamenta della cultura sociale contemporanea. Ovverosia: se avevate delle certezze sul metter su famiglia, prendete questo scossone e poi mettete su una “nuova” famiglia!
- “Struwwelpeter” (in italiano “Pierino porcospino”) – una raccolta di racconti scritti nel 1844 da un medico psichiatra e padre per educare i bambini piccoli attraverso esempi di comportamento negativi dalle conseguenze tragiche, trasformati da noi in un gioco al sadismo da parte di genitori che tentano in tutti i modi di educare i loro figli in modo perfetto. Ovverosia: non dimenticatevi mai che ogni nascita (almeno in teatro) è piena di contraddizioni, domande, rischi, grande lavoro.
Una volta che la produzione ha visto la luce, scatta il secondo dilemma della dramaturg: quante volte devo seguire la creatura appena nata? Quanto la devo lasciar crescere in autonomia, prima di intervenire? Se tutto va bene, la dramaturg lascia fare e torna in azione solo poco prima della seconda fase della nascita, la nascita pubblica: lo spettacolo. Altrimenti interviene con correttivi vari: tagli al testo, aggiunte, cambiamenti di tono, di elementi scenografici, tutto è possibile.
Ogni dramaturg nell’arco di una stagione si occupa di un numero incommensurabile di “inizi”. Esiste però un inizio più radicale al quale si è periodicamente sottoposti in prima persona. Ogni dramaturg infatti ha dei contratti a tempo determinato con un teatro e ogni tot anni ricomincia da qualche parte. Nella mia carriera in Germania, nell’arco di 12 anni, ho ricominciato almeno quattro o cinque volte: è una fase straordinaria essere l’incipit di noi stessi. In questo preciso momento ci sono ben due mie colleghe dramaturg che stanno nella fase di un nuovo grande inizio da qualche parte – dove ancora non si sa. Certo è solo che da settembre non saranno più con me nell’ufficio. Per loro è il secondo inizio ed è la prima volta che abbandonano un teatro per cercarne uno nuovo. Si devono ancora abituare. Le osservo rivedendo me stessa. Estremamente creative, come risvegliate, si guardano in giro cercando le cose migliori da scoprire, mi propongono in continuazione spettacoli da vedere in teatri diversi. La settimana scorsa siamo state in gita a Monaco a vedere lo spettacolo “Dyonisos Stadt” (la città di Dioniso) per la regia di Christopher Rüpling, un evento che durava la bellezza di nove ore e mezza e ripercorreva diversi topos del teatro greco antico con molto umorismo e diverse suggestioni. Se non fosse stato per il loro inizio, probabilmente non avrei mai visto questo spettacolo. E per questo sia ringraziato ogni inizio!
A volte prende loro lo sconforto, hanno paura di non trovare lavoro, di non aver scritto il loro curriculum in modo adeguato. A volte non sanno dove sbattere la testa. E mi fanno domande, esattamente come i registi, sul come gestire un incipit. Vogliono rassicurazioni, vogliono dati, analisi su di sé e la situazione. E io li do loro volentieri. È il mio mestiere, gestire gli incipit.
Il grande lavoro nell’ostetricia teatrale, affinché tutto vada bene, è insito soprattutto nello sforzo di proiettare ogni nascita in un “dopo”. Immaginarsi come deve essere la creatura perché possa raggiungere un determinato scopo, un domani. Avere la visione del suo sviluppo e del suo percorso. Saper gestire un incipit, di fatto, significa saper gestire la base di una fine. L’inizio della fine. La dramaturg – si potrebbe dunque dire – è una consapevole maestra di incipit e una discreta, silenziosa maestra di fini. Quella che ti sussurra, rassicurante: “Non avere paura, ogni fine è fondamentale! Sono le fini soltanto che rendono possibili gli inizi.”
Immagine via Wikipedia, da
– rielaborataAnna Gubiani
Anna Gubiani, dramaturg, cofondatrice di MateâriuM. Nata nel 1977 a San Daniele del Friuli, si diploma alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e si laurea al D.A.M.S. di Bologna. Dopo alcune esperienze come autrice teatrale in Italia, nel 2007 si trasferisce in Germania, dove lavora come dramaturg nei teatri stabili di Erlangen, Stoccarda ed Esslingen.
0 Comments
Leave a comment