In questo articolo Veronica Cojaniz, borsista di MateâriuM, racconta la sua recente esperienza al campus teatrale GriGrì.
Grigrì – processo alla creazione è un campus teatrale svoltosi a Rive d’Arcano dal 9 al 12 agosto, in cui un gruppo di tutor ha proposto una serie di laboratori teatrali per una decina di giovani attori (denominati pupils) selezionati all’interno delle compagnie partecipanti al Palio Studentesco; durante i 4 giorni di intenso lavoro, tutor e pupils hanno vissuto gomito a gomito e tutto questo è avvenuto in assoluta gratuità.
I laboratori sono stati realizzati da Paolo Nikli – insegnante di drammaturgia del corpo all’Accademia di Amburgo -, Eva Geatti – fondatrice della compagnia Cosmesi -, Manuela Malisano – che lavora presso la libreria W. Meister & Co. a San Daniele –, Filippo Donato e Julian Galindo, entrambi ex partecipanti al campus e collaboratori dei Servi di Scena. È stata una convivenza e una condivisione di ricerche, difficoltà, gioia, vita quotidiana. Mi riesce difficile esprimere a parole il significato di questa esperienza, perché è fatto per lo più di impressioni, sensazioni, emozioni così forti che le parole rischiano di impoverirle. Riportando i pensieri che ogni sera ho scritto al camp, spero di fornire almeno un assaggio di ciò che realmente ho vissuto in quei giorni. Grigrì è tante, mille cose diverse, che ora s’intrecciano nella mente in modo confuso. È un dono; una faticosa scoperta della spontaneità e del teatro; dell’energia che si può creare tra le persone; delle proprie maschere, dei propri limiti, di se stessi. Una danza grottesca e leggiadra, il canto dei grilli alla luna; zanzare, Autan, zanzare; humus, pane, sigarette; fuoco, solitudine, legame. Grigrì è un sogno, e purtroppo «dei sogni possiamo esaminare solo i ricordi, i loro poveri ricordi».
GIORNO 1 (GIO 9)
È stata una giornata davvero stancante, fisicamente e mentalmente. Abbiamo fatto un laboratorio dietro l’altro con pause brevi. Non conosco quasi nessuno e fin dalla prima attività è stato necessario lasciarsi andare e non pensare ai giudizi degli altri. I ragazzi mi sembrano simpatici, socievoli e talentuosi; è certo un fatto positivo, solo che io mi sento ancora più incapace, insicura, inadatta. Anche i tutor sembrano simpatici; si vede che sono professionisti e pretendono molto da noi: i loro laboratori non sono semplici attività teatrali: si lavora su se stessi e sul gruppo continuamente… Probabilmente è questo il vero teatro. Si sta sempre insieme: a colazione, durante i laboratori, quando si cucina, a pranzo e a cena; è bello, però mi mette costantemente alla prova: per le mie capacità e come persona; perciò sono continuamente tesa e poco spontanea; non so come approcciare né con gli altri ragazzi né con i tutor. Vorrei riuscire a essere me stessa, a buttarmi di più, senza avere paura di mettermi in gioco; d’altra parte, è soltanto il primo giorno, quindi è normale un po’ di disagio. Spero solo che migliori, perché oggi è stata una giornata molto pesante.
GIORNO 2 (VEN 10)
Oggi è andata meglio di ieri. Comincio a sentirmi meno a disagio e a socializzare di più. È stata una giornata tranquilla, con ritmi meno intensi.
Il laboratorio di Paolo è stato davvero complesso: presentare un ricordo dimenticato; come diamine si fa?! Pure quello di Eva: dovevamo dire una frase esprimendo una certa emozione, alle volte in contrasto con il significato della frase; Eva però mi ha fatto pressing fino a quando non è esplosa la mia espressività più spontanea, è stato fantastico! Ha maniere un po’ forti, ma con lei affiniamo la tecnica tantissimo. Filippo e Julian ci hanno fatto fare, uno per uno, espressioni e movimenti grotteschi… È stato un incubo, ma utilissimo per superare la paura del ridicolo. Poi, come ieri, abbiamo cenato attorno al falò, sotto le stelle… Magico!
Sto imparando che vince sempre la spontaneità: nei rapporti personali e, paradossalmente, nel teatro. Ho scritto all’Oracolo – un ente misterioso a cui si può fare delle richieste anonime – che avevo bisogno di dimenticare di essere vista, lui mi ha risposto: «Sono gli altri che vedono te o tu che vedi gli altri?».
GIORNO 3 (SAB 11)
Durante il laboratorio di Paolo mi sono innervosita perché non riuscivo a capire come presentare il mio ricordo; «Siamo lontani anni luce, Veronica»: non avevo più voglia di fare niente, tanto più che a questo esercizio avevo dedicato un sacco di tempo; mi ci è voluta una giornata per “riprendermi”, al pomeriggio ho chiesto aiuto a Paolo e mi sono corretta; è davvero una bella persona, tutti quanti qui. Il laboratorio di Julian e Filippo è stata una figata! Siamo andati nel boschetto e abbiamo improvvisato una sorta di rito tribale, usando degli oggetti come strumenti… Mi sono sentita così libera!
Stasera pioveva, perciò niente cena attorno al falò. Ho fatto delle chiacchierate interessanti con un paio di tutor: abbiamo parlato di cosa vuol dire stare qui, un’esperienza che ti porti dentro come insegnamento di vita, di quanto ci stia facendo superare insicurezze, sovrastrutture e stereotipi; del gruppo che si è formato, molto unito.
Dopo cena noi ragazzi abbiamo ballato nel magazzino, tutti insieme, con un’armonia incredibile, come se ci fosse un’energia che ci univa! Va sempre meglio.
GIORNO 4 (DOM 12, LAST DAY)
Durante il giorno abbiamo organizzato la performance di stasera, strutturando la scaletta e ripetendo gli esercizi che presenteremo. Abbiamo conosciuto l’Oracolo e scelto alcuni costumi da indossare. Siamo stati sempre tutti assieme, a differenza degli altri giorni in cui stavamo per lo più a gruppetti. Ho passato una bellissima giornata!
La performance è stata una concentrazione dell’energia e dell’armonia accumulata in questi quattro giorni, ci siamo divertiti tantissimo. Non ho parole per descrivere l’ondata di impressioni e sensazioni che ho provato, ma mi hanno fatto bene, mi hanno fatto davvero bene.
Lunedì mattina mi sono svegliata con un fortissimo senso di gratitudine alla vita, accompagnato da una strana sensazione, tra la malinconia e lo straniamento, come se mi fossi svegliata da un sogno. Una serie di immagini del campus mi invadeva la mente come un flusso di coscienza, o il fluire di un fiume. Penso che Grigrì, ora che è finito, sarà proprio come un fiume: l’acqua scorre, è sempre diversa e sempre la stessa; dimenticherò, vivrò altre esperienze, ma questa rimarrà sempre. Ci sarebbero tante altre cose da dire, da raccontare, riflessioni e ringraziamenti da fare, ma al fiume non serve parlare, basta ascoltarlo ed è lui a parlarti.
Veronica Cojaniz
Nata a Tolmezzo nel 2000, studentessa del quarto anno al liceo classico Stellini di Udine. Partecipa a diversi laboratori teatrali e al progetto di alternanza scuola- lavoro con il CSS di Udine. Collabora con il Messaggero Veneto e il giornalino scolastico Asteriskos. Nell’inverno/primavera 2018 ha partecipato al laboratorio ABC della drammaturgia organizzato in collaborazione con Teatro Club Udine.
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