Continua la ricognizione di Giulia Tollis nella drammaturgia contemporanea italiana. In questo articolo parte da un testo che è già spettacolo, Api Regine di Magdalena Barile, per interrogarsi sulle responsabilità della scrittura teatrale oggi, ottobre 2018, Italia, Europa, Mondo.
“Solo immaginando l’impossibile sarà possibile trasformare l’inaccettabile.” Le parole di una delle più brillanti autrici di fantascienza del ventesimo secolo Ursula Le Guin, in calce, al testo Api regine dell’autrice Magdalena Barile, mi sembra sintetizzino con precisione le qualità alchemiche di un certo tipo di teatro che affida all’ immaginazione una funzione attiva nell’evoluzione della nostra specie. E in Api Regine, proprio di evoluzione della specie si parla. Cito qui un estratto di dialogo dal testo (III scena, I parte) per far entrare chi legge nell’atmosfera e nella scrittura di questa commedia fantascientifica e nelle riflessioni che ne derivano. Un’avvertenza prima di continuare: questo articolo non è una recensione, è un invito a scoprire un’artista e il suo teatro e la possibilità per una riflessione allargata sul mestiere di chi scrive.
[…]
BRIGITTA Meglio accompagnarsi a un tamburello che a un uomo. Perché una donna libera dovrebbe volere un uomo accanto!? Mi sembra tutto così contro natura.
L’Ispettrice da qui accarezza Sauro (uno schiavo sessuale) come fosse un gatto che prima si strofina poi si stiracchia ai suoi piedi.
ISPETTRICE Parliamoci chiaro: un contronatura che è tornato di moda. Sta cominciando una nuova epoca per l’ordine delle regine. Per molte di noi giustizia è stata fatta. Ora può ricominciare l’integrazione degli uomini
BRIGITTA Chi dice che è stata fatta giustizia?! Non si finisce mai di pagare crimini così gravi.
ISPETTRICE Sono stati cinque secoli di ravvedimento. È cresciuta una nuova generazione di maschi, rispettosi, proni, servizievoli. Ah, è l’ora della pastiglia. (Ispettrice imbocca una pastiglia a Sauro) Azzera completamente ogni accenno di aggressività e fertilità. Nuovo protocollo farmaceutico, stiamo lavorando bene.
CATERINA (non riesce a realizzare) Io non capisco il senso di questa integrazione. Adesso che senza di loro siamo arrivate all’apice della nostra evoluzione, adesso che non abbiamo più bisogno di riprodurci biologicamente, e che abbiamo un efficiente sistema di comunicazione e coordinazione che ci assicura ordine interno e una difesa perfetta, sfruttamento delle risorse, smaltimento dei rifiuti, controllo delle epidemie? Adesso che ci siamo integrate con la natura e garantiamo una vita lunga e prospera a tutte le specie vegetali e animali? Adesso che li abbiamo totalmente superati vogliamo dargli una seconda possibilità?
ISPETTRICE Una seconda possibilità dopo secoli di punizione. A me sembra pedagogicamente corretto.
BRIGITTA Uomini che decidono insieme a noi per il bene comune? È una follia.
ISPETTRICE Li educheremo. Questa è una scuola. Dove se non qui/
BRIGITTA /Non abbiamo bisogno di loro!
ISPETTRICE Forse sono loro ad avere bisogno di noi.
BRIGITTA Problemi loro.
ISPETTRICE Non è il modo di pensare di chi è cresciuta in un alveare. Vivono fra noi, dobbiamo impiegare le loro forze nel sistema. Produttivamente. Pacificamente.
CATERINA Non hanno niente da offrire. Sono un peso sociale.
ISPETTRICE Non li conosci. Forse hanno qualcosa da offrire.
TERESA Che cosa possono offrirci, regina?
ISPETTRICE Si è svegliata, Tamburello. Ti interessa che cosa ha trovato la tua amica che tu non puoi darle? Chiedilo, chiedilo a lui.
BRIGITTA Non parlargli.
TERESA (a Sauro) Tu…voi maschi…cosa potete fare di buono per il nostro alveare?
Tutte circondano Sauro.
SAURO: Niente. La vostra società, regine, ha raggiunto la massima espressione umana senza di noi. Io per me sono solo felice di servire la mia regina e di amarla.
Tutte guardano stupite l’Ispettrice.
ISPETTRICE Bzzz (alle altre) Non è un tipo ambizioso. Devo prendere anch’io le mie precauzioni.
SAURO Dovevate eliminarci tutti.
BRIGITTA Hai ragione. Perché non li abbiamo eliminati tutti?
CATERINA Siamo donne. La nostra non è mai stata una cultura di morte. (beve) Se non quando è stato strettamente necessario.
[…]
Ho incontrato Magdalena a luglio al Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia, veniva da una nuova avventura teatrale: un testo scritto e, per la prima volta, diretto da lei; quattro attrici e un attore in scena; un debutto estivo; le prime recensioni, le prime critiche. Il racconto del suo lavoro mi ha incuriosita e così le ho chiesto di poter leggere il testo, in attesa di vedere lo spettacolo.
La sua è una commedia fantascientifica (l’impossibile) sull’eliminazione del maschio (l’inaccettabile). Maschio virile e potente, maschio che piega, impone, sfonda, maschio che detiene la conoscenza, la verità, la sola coscienza. Fino al giorno della grande carneficina quando in ogni casa del mondo una donna ha ucciso un uomo con uno strumento della sua schiavitù (ferri da stiro, frullatori, coltelli da cucina, tacchi a spillo, farmaci, protesi, tiralatte!) e “le donne – cito dalle note dell’autrice – hanno preso il potere e spazzato via diecimila anni di patriarcato. Si ispirano al modello sociale dell’alveare dove la divisione in caste è molto rigida e le femmine regnano incontrastate sui maschi, i fuchi, che muoiono appena dopo l’accoppiamento. In questa società le donne non hanno più l’incombenza della maternità, dispongono della presenza di maschi “ausiliari” che hanno scelto, per salvarsi la vita, di collaborare con il sistema e sono dotate di micidiali pungiglioni per uccidere. Dopo secoli di separatismo, in una delle scuole dell’alveare viene accettato il primo allievo maschio… È una nuova era di uguaglianza o l’ultimo fallimento di una società basata sul predominio di genere?”. Nei dialoghi serrati di Api Regine impossibile e inaccettabile creano un cortocircuito di senso e il contenuto del testo teatrale inizia a scaldarsi. Il suo grado di infiammabilità è direttamente proporzionale al grado di rischio che l’autrice si impone. Da questo assunto, esplicito la mia riflessione. Si dice “assumersi un rischio”, bene, per me oggi chi scrive per il teatro deve fare uno sforzo maggiore, deve imporsi di uscire da una sorta di pigrizia inventiva, da una mollezza di intenti, da una routine conservatrice e consolatoria per imporsi il rischio. Cosa si può scrivere se si rimane sempre belli tranquilli e protetti in una tiepida zona di confort? Un testo ben fatto, caldo il giusto per non provocare bruciori di stomaco o inopportune vampate di calore, ma perché? Per chi? Cito Brecht e sostengo che autrici e autori di teatro, non si possono concedere di essere tiepidi, perché stanno, come tutti gli artisti, “tra le file dell’ultima linea di difesa della società”. E la società, a mio avviso, oggi, ha sempre meno bisogno di gentili artigiani del bello e sempre più di addetti specializzati nella lavorazione di sostanze esplosive.
Nel mondo delle Api Regine ci sono donne che esercitano il potere con la violenza e il ricatto e prendono la parola per mettere a tacere chi le contraddice e ci sono teste matte (di ambo i sessi) che corrono il rischio di non fidarsi acriticamente delle dottrine, che non si vogliono giustificare per quello che sono. Nel testo la battaglia si gioca su precise credenze cuturali radicate e dure a morire che sostengono dinamiche di potere di cui fatichiamo a liberarci come specie. È bene che ci sia un’autrice, e assieme a lei un gruppo di lavoro, che ce lo ricorda, anche correndo il rischio di essere fraintesa. C’è sempre il pericolo che qualcuno urli “al fuoco al fuoco” laddove, invece, con la scrittura, si cerca di contenere e spegnere un rogo appiccato da mani dolose che inneggiano a conservare l’inaccettabile violenta continuità della specie. Scriveva sempre Ursula Le Guin, nel 2014, “Sono in arrivo tempi duri e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, di là di una società stretta dalla paura e dall’ossessione tecnologica, altri modi di essere e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà. Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande.” I tempi duri sono qui, autrici e autori fatevi avanti: per favore, maneggiate, per responsabilità, contenuti altamente infiammabili!
MAGDALENA BARILE vive a Milano dove lavora come autrice teatrale e televisiva. Per il teatro scrive testi e collabora come dramaturg per diverse compagnie fra cui Animanera (Milano), Accademia degli Artefatti (Roma), InBalia (Milano/Napoli), Attodue (Firenze), Murmuris (Firenze) Charioteer Theatre (Scozia), Motus (Rimini), Teatro in Mostra (Como), Associazione Liberty (Bologna). Fra i suoi testi più recenti: One Day (2010), Lait (2011), Fine Famiglia (2011), Piccoli Pezzi, pococomplessi, ispirato a le Particelle Elementari di M. Houellebecq (2011), Senza Famiglia (2012), Piombo (2013), Un altro Amleto (2013), La Moda e la Morte (2014) Il Migliore dei mondi possibili, ispirato al Candido di Voltaire, (2015) , Raffiche (2016), Il divorzio, adattamento del film Divorzio all’italiana di Pietro Germi (2016) Rosa Conchiglia, Anaïs Nin e i giorni del porno (2017), Cosa Beveva Janis Joplin (2018), Api Regine, commedia fantascientifica sull’eliminazione del maschio (2018). I suoi testi sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, catalano, svedese e russo.
Giulia Tollis
Giulia Tollis, drammaturga e docente di scrittura teatrale. Nata a Udine nel 1984. Laurea in Arti Visive e dello Spettacolo allo IUAV di Venezia e diploma di scrittura teatrale alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Vive e lavora a Milano dove collabora con Ass. Cult. Teatro dei Gordi e Compagnia Guinea Pigs e insegna al corso propedeutico di scrittura teatrale della Paolo Grassi. Fa parte della direzione artistica di MateâriuM per la rassegna “Scrittori e Scritture in Castello” e conduce laboratori di scrittura.
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