Alla fine della 3ª conferenza dedicata a Marta Fiascaris (chi è Marta?) avevamo una chiara sensazione: avremmo potuto continuare a parlarne per giorni, senza stancarci. Ve lo diciamo da drammaturghi, ovvero come persone interessate (a volte ossessionate) dalla ricerca di storie, personaggi, conflitti, voci e intrecci. Eravamo totalmente su di giri.
Tenete conto che normalmente la domanda principale alla fine di una conferenza non è: “possiamo parlarne ancora?”. Bensì: “ma lo fanno il buffet?”.
Avevamo appena assistito ad un brainstorming di due ore, durante il quale venivano presentate dozzine e dozzine di idee e spunti narrativi tutti particolarmente stimolanti. Stavamo sfrecciando in autostrada dietro un furgone portavalori dal quale svolazzano nubi di banconote. Guidavamo a tutta velocità, con il finestrino abbassato, cercando di afferrarne qualcuna al volo, e nonostante fossero più numerosi i bigliettoni che si perdevano sull’asfalto alle nostre spalle rispetto a quelli che riuscivamo a trattenere in mano, ci sentivamo comunque le persone più fortunate del mondo.
Speriamo che l’immagine renda l’idea, perché descrive con esattezza il nostro stato d’animo.
Le relatrici Giovanna Paolin e Meri Ziraldo hanno dimostrato una volta di più che la Storia (più precisamente la ricerca storica) rappresenta una fonte inesauribile di idee e stimoli per chiunque voglia scrivere una drammaturgia / sceneggiatura / narrazione. A caldo possiamo 3 motivi per cui la Storia risulta essere l’Eldorado degli scrittori (anche se siamo coscienti del fatto che sono molti di più):
- fornisce una successione concreta, e a volte sorprendente, di eventi che possono essere utili nella strutturazione della trama (vedi esempio 1)
- fornisce una polifonia di personaggi e prospettive attraverso i documenti dell’epoca (vedi esempio 2)
- per quanto possa essere dettagliata, la ricerca storica spesso risulta lacunosa, e questo è un grandissimo vantaggio nella scrittura, ovvero lascia grande spazio all’interpretazione dell’autore / autrice (vedi esempio 3)
- fornisce una quantità incommensurabile di tematiche che possono essere lo spunto per scritture capaci di parlare al pubblico di oggi (vedi conclusioni)
Esempio 1 – Lo scandalo del ‘600
Il giorno di Ognissanti del ‘600, davanti all’ospedale di Sant’Antonio a San Daniele, viene trovata una cesta contente una neonata. La bambina non versa in buone condizioni ed è nata prematura. I medici non la visitano subito, perché in paese c’era la peste ed era necessario il controllo di un sovrintendente. Viene aperta un’indagine per scoprire di chi fosse figlia la trovatella. Si scopre che la bimba è stata battezzata, ma che sul registro non sono presenti firme. Un’anomalia: chi l’aveva portata a battesimo? Perché tanta fretta e segretezza? In realtà in paese già tutti sanno. Si dice che la madre sia Caterina, una donna che vive sola, povera, ma di buona reputazione, che abita nel borgo piazza. Caterina confessa di essere la madre e rivela che il padre è Monsignor Bernardino. Gli inquirenti si preparano a interrogare il curato. Nel mentre, la piccola creatura muore.
NOTA: la successione delle azioni già ci fornisce ambientazioni, personaggi, situazioni e cambi drammatici.
Esempio 2 – la voce dei personaggi
Caterina confessa di aver ricevuto un giorno la visita di Monsignor Bernardino, che si era presentato a casa sua per portarle un aiuto caritatevole. In realtà il Monsignore, conscio dello stato di solitudine e di misera nel quale si trova la donna, la corrompe con “un dolcetto di marzapane”. Il Monsignore fa visita più volte nella casa di Caterina per “praticare”. Secondo Caterina la creatura è senza dubbio del Monsignor in quanto in vita “non conobbe che lui”.
Vengono interrogate le vicine di Caterina, una delle quali risulta essere Helena Fiascaris, madre di Marta (!), la quale afferma che temeva che Caterina volesse abortire per evitare lo scandalo, e che la ammonì dicendole che lei era pronta ad andare a denunciarla alle autorità nel caso in cui avesse provato ad abortire.
Altre vicine interrogate affermano che:
- spesso avevano visto il Monsignor camminare sotto casa di Caterina;
- che avevano sentito dire che Caterina aveva tentato di abortire bevendo acqua di vita (grappa);
- che non si erano accorte di nessuna frequentazione da parte di Caterina, o che Caterina praticasse con qualcuno, nonostante la loro stanza fosse comunicante con la sua, tanto che potevano udire ogni singolo rumore e perfino comunicare tra loro stando sedute direttamente nel letto.
NOTA: le fonti propongono differenti voci ed elementi concreti per la caratterizzazione dei dialoghi. Vengono fornite anche parole e linguaggi specifici.
Esempio 3 – il mistero alla fine dell’interrogatorio
Gli inquirenti interrogano Monsignor Bernardino il quale in principio nega tutto: non ha mai fatto visita all’imputata e non ha praticato con lei. Incalzato dagli inquirenti che gli riportano le testimonianze delle vicine di casa Bernardino afferma che: le ha fatto visita una sola volta per portare a quella povera donna pane e un fiasco di vino, ma che non praticò mai con lei. Gli inquirenti aggiungono dettagli presi dalla confessione di Caterina, al che Bernardino afferma che: anche se avesse praticato con lei, questo non farebbe di lui il padre della creatura dato che è risaputo che Caterina è una donna di facili costumi. Gli inquirenti difendono Caterina affermando che gode di una buona reputazione secondo le testimonianze sin ora raccolte, al che Bernardino afferma che: ha praticato con lei 3 o 4 volte, ma che questo non centra nulla con la nascita della creatura. Gli inquirenti fanno notare al curato la stretta relazione che intercorre tra praticare e concepire.
A questo punto il mistero: ad oggi non è stata trovata la sentenza. Caterina e il Monsignor verranno condannati o assolti?
NOTA: sta all’autore o autrice capire se la narrazione deve interrompersi in questo punto o se si può ipotizzare un finale. L’evoluzione del personaggio di Bernardino è molto chiara ed è molto chiaro anche il suo tentativo di screditare la sua preda: in fin dei conti si trattava sempre della parola di un Monsignor contro quella di una donna povera e sola. Come andrà a finire? Presto agli archivi o presto alle penne!
Conclusioni
In questo articolo siamo riusciti a trattare solo un aspetto, un dettaglio, trapelato dalle conferenze di Paolin e Ziraldo organizzate dalla Biblioteca Guarneriana antica di San Daniele. Proponiamo in chiusura un elenco di alcune delle tematiche sorte durante l’incontro:
- L’espulsione delle donne dal perimetro del sacro
- La differenza tra onore attivo, maschile, e onore passivo, femminile
- La valutazione della dote delle figlie secondo il grado di “purezza” della futura sposa
- I conventi come sacri depositi
- L’invenzione della finestra a bocca di lupo nei conventi
- …
L’elenco potrebbe continuare ancora. Una volta di più si conferma per noi il grande valore della ricerca storica, quando si tratta di creare una drammaturgia. Nel momento in cui abbiamo iniziato la nostra ricerca su Marta, infatti, non avremmo mai immaginato la quantità di storie e personaggi che avremmo incontrato lungo il nostro cammino.
Noi siamo Alessandro Di Pauli, Dario Paolo D’Antoni e Stefania Ursella. Siamo membri del collettivo di scrittori MateâriuM e dal 2015 abbiamo iniziato un progetto di ricerca storica e di scrittura legato alla figura di Marta Fiascaris che fu al centro di uno dei più documentati e controversi processi dell’Inquisizione italiana del ‘600.
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