Scrittura e sapori. Nasce l’Enodrammaturgia, ovvero l’abbinamento di opere teatrali e rinomati vini.
Le rubriche di MateâriuM | Enodrammaturgia | a cura di: Dario Paolo D’Antoni
Nel 2002 Naomi Wallace, vincitrice di un Off-Broadway Theatre Award, ha guidato un gruppo-studio di sei drammaturghi in Palestina per incontrarsi con autori, registi e attori locali e indagare sulle condizioni di vita e di lavoro del popolo e degli artisti nei territori occupati durante la seconda Intifada. Da quel gruppo e da quell’esperienza artistica, culturale e sociale sono nati interessantissimi lavori teatrali, tra i quali Twenty-One Positions – A Cartographic Dream of the Middle East, che ha visto collaborare assieme drammaturghi palestinesi e americani di discendenza ebraica.
Gli autori sono: Abdelfattah Abusrour, drammaturgo, attore e regista palestinese molto attivo culturalmente nei campi dei rifugiati; Lisa Schlesinger, drammaturga, docente e attivista teatrale statunitense; Naomi Wallace, drammaturga e docente anglo-statunitense.
Twenty-One Positions. Ventuno posizioni.
Fawaz e Rashid sono due fratelli palestinesi rifugiatisi negli Stati Uniti con la famiglia, ma per il secondo il richiamo della terra natia è troppo forte, decide così di ritornare in Palestina. Lì conosce Hala, un’orgogliosa ingegnera, s’innamorano e decidono di sposarsi. Fawaz raggiunge il fratello per il matrimonio. La prima persona che incontra nei territori occupati è Rund, una ragazzina molto saggia che non trova più la sua scuola, tagliata da un muro alto dai 3 agli 8 metri, lungo 760 chilometri. Un muro che ha separato villaggi, pozzi d’acqua, terreni coltivati e popoli. Un confine, un muro di sicurezza da una parte ed un muro della vergogna dall’altra. Poi Fawaz incontra Hala, abbandonata sull’altare. Rashid è misteriosamente sparito, forse arrestato dagli Israeliani.
A Rashid piace volare con un deltaplano, superare i muri, guardare dall’alto la terra e i fiori.
Fawaz inizia un viaggio alla ricerca del fratello, un pericoloso tour fra i territori palestinesi occupati e un Israele militarizzato dove il coro, rappresentato dai militari, ci mostra la situazione politica e sociale, senza filtro alcuno.
Ma nel sogno cartografico ci sono anche Murad, archeologo ebreo nato a Baghdad, cacciato dalla sua terra, alla ricerca della prova, questa volta sotto il suolo, della civiltà ebraica, che gli darà un lavoro universitario, e Danny, israeliano, progettista e costruttore del muro di separazione.
Un testo che ci porta al di là e al di qua dello stesso muro in maniera densa, provocatoria. Un testo politico, umoristico, dove storia, società e cultura si fondono, si mescolano, si contaminano in un processo di stratificazione, di revisione, di “riconcepimento”.
Twenty-One Positions. Ventuno posizioni: per vivere, per amare, per uccidere.
La ricerca di un vino da abbinare mi ha spinto verso la trasposizione di contrasti, polarità e contaminazioni nella fusione eno-drammaturgica, restando necessariamente nelle medesime aree raccontate nel testo.
L’ottimo bianco Hamdani Jandali – Star of Bethlehem è un vino prodotto in Giudea dalla Cremisan Wine Estate in una valle a vocazione agricola a 5 chilometri da Betlemme, nella Palestina occupata. La cantina e l’omonimo convento fondato nel 1885, laddove esisteva precedentemente un monastero bizantino, sono gestiti dalla Congregazione di Don Bosco dal 1891. La buona produzione è il frutto del lavoro manuale di vignaioli cristiani, ortodossi e musulmani. Cantina, vigne, oliveti e frutteti, organizzati in meravigliosi terrazzamenti, sono circondati dal muro di sicurezza israeliano. Hamdani Jandali è ottenuto dagli omonimi vigneti ad alberello autoctoni che crescono a Shaffa, in Palestina, su sapienti terrazzamenti creati su colline argillose a 800 metri di altezza.
Alla vista è abbastanza consistente, di un attraente giallo paglierino intenso, un dono delle caldi e secche estati. Poi si scopre il suo intenso e complesso profumo, dapprima la mela, la pesca e poi il timo, i buonissimi limoni e i lime di questa terra ed incredibili esotiche note di zafferano. All’assaggio è caldo e morbido, con spiccate noti minerali ed è sorprendente come la sua rotondità riesca a contenere ed a equilibrare tutte le sue note, a volte, in contrasto. Ci lascia con un’interessante e fresca persistenza. Prima dell’imbottigliamento è affinato in botti d’acciaio.
Così, un vino e un testo, fini, unici e inimitabili ci raccontano con franchezza la tipicità -e la drammaticità- di questa meravigliosa terra, così come un sogno cartografico del Medioriente.
Assaporati per voi:
Twenty-One Positions, a Cartographic Dream of the Middle East di Abusrour, Schlesinger, Wallace contenuto in Double Exposure, plays of the Jewish and Palestinian diasporas di Orlov e Sabawi, edizione 2016 di Playwrights Canada Press editore;
Hamdani Jandali, 2014, Cremisan Wine Estate, 13% vol., temperatura di servizio 8-10°C.
Dario Paolo D’Antoni, autore di testi teatrali, racconti e poesie, approccia alla scrittura professionale e pubblicitaria molto giovane per passare in seguito a quella creativa. Per MateâriuM conduce laboratori creativi di scrittura e di drammaturgia. Come Sommelier propone abbinamenti e degustazioni ragionate fra testi letterari e vini.
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