Nel laboratorio intensivo di scrittura del 4/5/6 agosto 2017 approfondiremo 4 autori contemporanei e loro opere più significative.
Per ognuno di loro abbiamo una domanda su cosa significa scrivere oggi.
[title]1. Seguire la struttura o rompere le regole?[/title]
Per rompere le regole bisogna conoscerle alla perfezione! Lo sa bene l’autrice inglese #CarylChurchill che nel suo testo Far Away (Lontano lontano), in meno di 50 pagine, condensa salti temporali, cambi di ambientazione e azioni fuori scena e gioca con la struttura della narrazione per stimolare la fantasia immaginativa del lettore e disattendere le sue aspettative. Perché il segreto di una storia di successo sta nello sviluppo interno dell’azione. Provare per credere.
[title]2. Chi è il protagonista in scena?[/title]
Scrivere è una questione di punti di vista. Fate un esperimento, immaginate che il primo a parlare sia un uomo trincerato dietro alla porta di un appartamento, e poi, immaginate la stessa storia vista da una donna che soggiorna nel pianerottolo, davanti a quella porta, e, ancora, date voce al figlio dei due che assiste alla disfatta… proprio come fa #AntonioTarantinonel suo “Stranieri”. Lo stesso racconto cambia nei contenuti e nella forma a seconda del protagonista della narrazione.
[title]3. Perché scrivo?[/title]
Ecco il dramma di ogni autore che si rispetti. Il segreto per rispondere a questa domanda e superare il blocco da pagina bianca è pensare al destinatario della scrittura. In “Winterreise” (Viaggio d’inverno, testo inedito in Italia!), l’autrice austriaca #ElfriedeJelinek risponde alla domanda “Per chi scrivo?” e non si accontenta di un destinatario solo. Insomma, dimmi per chi scrivi e ti dirò che autore sei.
[title]4 Qual è il confine tra narrazione, teatro e poesia?[/title]
Nella scrittura contemporanea il confine tra narrazione, teatro e poesia non esiste quasi più… Se siete autori di poche parole non vi preoccupate, la scrittura non sempre deve raccontare, può anche ricostruire sensazioni, atmosfere, stati dell’animo umano. E’ proprio quello che accade in “Sonno” del premio nobel #JonFosse, dove le parole,sempre le stesse, si ripetono per pagine e pagine, per evocare un tempo e un luogo che non ci sono più.
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