Per circa 4 anni (dal 2015) abbiamo realizzato una ricerca sul processo dell’Inquisizione contro Marta Fiascaris, mistica ribelle che sconvolse con il suo messaggio proto-femminista il Friuli del ‘600. Sono stati anni ricchi di incontri, discussioni e letture che ci hanno portato alla scrittura di una drammaturgia originale suddivisa in 14 scene.
È il momento per noi di tracciare un bilancio di questa avventura e lo vogliamo fare condividendo con voi 6 regole (che abbiamo imparato a nostre spese) che ci hanno accompagnato lungo questo viaggio e che potrebbero essere utili agli scrittori e alle scrittrici che vogliono creare un’opera originale a partire da un evento storico.
1. C’è modo e modo di leggere
Nel nostro lavoro di ricerca per ricostruire la vita di Marta, il contesto storico e le tappe del processo abbiamo letto pagine e pagine di saggi, tesi di laurea, codici antichi, romanzi… Come in un gioco di scatole cinesi, ogni fonte che incontravamo apriva davanti ai nostri occhi nuove prospettive sugli eventi, introduceva nuovi personaggi e nuove possibili chiavi di lettura. La sensazione era quella di addentrarsi all’interno di un labirinto: eravamo costantemente in movimento, ma non riuscivamo a distinguere bene in che direzione stavamo camminando. Spesso ci capitava di avere la sensazione di ritornare sui nostri passi. Altre volte sentivamo l’esigenza di ritornare alle origini del nostro progetto, ma la quantità di informazioni che dovevamo gestire rendevano confuso anche ciò che doveva essere ovvio.
Spesso a nostre spese, abbiamo compreso, che in un lavoro di ricerca simile diviene indispensabile trattare le fonti e non affidarsi semplicemente alla memoria. Avevamo compreso che: sottolineare, riassumere, schematizzare le informazioni importanti (e anche le intuizioni artistiche più banali) ci avrebbe permesso di creare una mappa del nostro percorso. Le fonti trattate (ovvero rielaborate) ci permettevano di ritrovare le informazioni anche a mesi di distanza: facendoci risparmiare una gran quantità di tempo e di energia. Quindi ricorda: “una fonte non è una fonte se non è trattata”.
Se vuoi approfondire: consulta l’elenco delle fonti utilizzate per la nostra drammaturgia dedicata a Marta Fiascaris.
2. Condividere rafforza
Il lavoro di scrittura viene spesso considerato un processo solitario e introspettivo di un singolo artista. In realtà uno dei punti di forza di questo progetto è stato proprio il suo aspetto collaborativo e di condivisione. Fin da subito ci siamo resi conto che la nostra ricerca aveva bisogno della consulenza da parte di storici ed esperti per poterci fornire una visione concreta ed articolata delle dinamiche in gioco. Durante ogni incontro gli esperti ci fornivano degli elementi e delle suggestioni che assecondavano il nostro desiderio di chiedere e scoprire. Dall’altra parte ad ogni incontro e ad ogni nuova conoscenza ci trovavamo nella situazione di dover descrivere la nostra idea, presentare il nostro processo creativo, rivelare alcuni elementi della nostra creazione. Queste reiterate presentazioni (dei veri e propri “pitch”) ci hanno fatto prendere coscienza dei punti di forza e dei punti critici del nostro progetto. Quindi ricorda: “una buona idea è un’idea condivisa”.
Se vuoi approfondire l’argomento: scopri che cosa significa realizzare il “pitch” del proprio progetto di scrittura.
3. Il rispetto dei tempi
Il tempo è uno degli elementi più difficili da gestire all’interno di un processo artistico. Quanto tempo dedicare alla ricerca? Quanto tempo dedicare alla scrittura? E alla revisione del testo? Spesso il tempo creativo è scandito da precisi parametri: la presentazione di un bando, le esigenze della compagnia o la data di un debutto. Nella maggior parte dei casi il tempo è tiranno, risicato e limitato. I drammatughi, come qualsiasi professionista (grafici, musicisti, registi, …) lavorano nel “dramma”, con il pensiero sempre rivolto alle tempistiche e alle dead-line. Il caso del progetto Marta è particolare e forse atipico. Non avevamo nessuna scadenza, nessuna consegna da rispettare, eravamo liberi di gestire il tempo a nostro piacimento. Presto ci siamo resi conto che questa estrema libertà avrebbe potuto mettere seriamente a repentaglio il nostro lavoro. La ricerca, così come l’ideazione delle scene, avrebbero potuto continuare per anni senza mai concretizzarsi in una forma concreta. Per noi è stato importante darci dei limiti e delle scadenze rispettandole con professionalità. Avevamo compreso che il tempo, e i suoi limiti, erano in realtà degli alleati in quanto mettevano in evidenza le priorità e ci rendevano maggiormente produttivi. Quindi ricorda: “i limiti sono alleati della creatività”.
Se vuoi approfondire l’argomento: leggi questo articolo dedicato ai benefici delle deadlines.
4. La forza del gregge
Questo aspetto è diventato una consuetudine all’interno di MateâriuM: scrivere testi a più mani coinvolgendo più persone all’interno del processo di scrittura. Non abbiamo inventato nulla di nuovo: nella scrittura di sceneggiature collaborare è la prassi (nell’ambiente teatrale invece rappresentiamo una rarità).
I motivi che ci spingono a intraprendere progetti di scrittura condivisa, sono molti e principalmente di carattere pratico:
a) la scrittura a più mani rende più rapido il processo creazione e revisione delle scene
b) in un collettivo ognuno può esprimere al massimo le proprie abilità
c) all’interno di un collettivo (ben organizzato) le nostre lacune vengono colmate dalle abilità degli altri
d) il continuo confronto all’interno del gruppo di scrittura permette di rafforzare la storia e gli elementi che la compongono mettendo in evidenza costantemente i punti di forza e i punti deboli. Quindi ricorda: “il gregge è più forte dei lupi solitari”.
Se vuoi approfondire l’argomento: leggi questo articolo sulla “collaborative fiction“.
5. Ognuno al suo posto
Dobbiamo riconoscere che a volte la scrittura collettiva può risultare complicata. Il rischio è soprattutto quello di “pestarsi i piedi”, ovvero che si creino le situazioni in cui più persone svolgono la stessa mansione, rallentando ed appesantendo il processo lavorativo. Per evitare questa situazione diviene indispensabile suddividere in modo preciso le mansioni all’interno del team in modo tale che ogni componente del gruppo possa esprimersi al meglio. Nel nostro caso il lavoro è stato suddiviso (nella fase di scrittura) in questo modo:
- Stesura della prima bozza delle scene -> Stefania Ursella: il suo compito era quello di scrivere le scene secondo la scaletta stabilita, ma senza necessità di rispettare canoni linguistici o di lunghezza. Il suo obiettivo era quello di individuare il conflitto presente nell’azione, l’ambientazione della scena e i punti di vista principali.
- Revisione e standardizzazione della prima bozza -> Alessandro Di Pauli: il suo compito era quello di omologare nel tono, nel ritmo e nella lunghezza le scene presentate in prima stesura, facendo in modo che entrassero a far parte in modo organico dell’opera nel suo insieme.
- Revisione linguistica e omologazione -> Dario Paolo D’Antoni -> il suo compito era quello di differenziare il linguaggio dei personaggi utilizzando anche differenti idiomi (italiano, friulano, veneto, dialetti d’imitazione veneta, tedesco) e di dare un’ulteriore omologazione stilistica alle scene (intestazioni, didascalie, impaginazione).
Quindi ricorda: “la scrittura collettiva richiede fiducia negli altri e rispetto dei ruoli”.
Se vuoi approfondire: guarda la mappa mentale dedicata alla suddivisione dei ruoli e delle collaborazioni all’interno del progetto Marta.
6. Confidare nel metodo
Capita a tutti, all’interno di un processo creativo, sopratutto se così dilatato nel tempo (4 anni) di perdere il focus del proprio lavoro. Questo è del tutto naturale dato che le informazioni che si raccolgono lungo il cammino sono tantissime e dato che una buona storia deve saper evolvere nel tempo e passare attraverso numerose revisioni.
Cosa fare quando non si riesce più a trovare la direzione del proprio lavoro?
Bastano poche e semplici azioni. Innanzitutto rivedere gli appunti presi durante il percorso (vedi il punto 1 di questo articolo), poi confrontarsi con gli altri componenti del collettivo (vedi punto 4 di questo articolo) e fondamentalmente confidare nel proprio metodo. Una storia è composta da determinati elementi: tematiche, punti di vista, personaggi, ambientazioni, azioni, dialoghi, … riflettendo sugli elementi fondanti della drammaturgia in breve ritroverai il cammino verso la tua meta. Quindi ricorda: “keep calm e segui il metodo”.
Se vuoi saperne di più: leggi il manuale di scrittura di MateâriuM per scoprire gli elementi del nostro metodo di scrittura.
Noi siamo Alessandro Di Pauli, Dario Paolo D’Antoni e Stefania Ursella. Siamo membri del collettivo di scrittori MateâriuM e dal 2015 abbiamo iniziato un progetto di ricerca storica e di scrittura legato alla figura di Marta Fiascaris che fu al centro di uno dei più documentati e controversi processi dell’Inquisizione italiana del ‘600.
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